Gustav Klimt è in esposizione al Mudec di Milano con le sue migliori opere.
L’arte contemporanea, ha prodotto centinaia di «ambienti», dove si vivono insieme esperienze visive, olfattive, sensoriali, come quello pensato nel 2011 dall’artista Pipilotti Rist che a Milano, su invito della Fondazione Trussardi, trasformò l’intero ex cinema Manzoni in una straordinaria opera d’arte totale.
Dunque la «Klimt experience» che il Mudec propone da oggi al 7 gennaio,non deve scandalizzare i puristi convinti che ci sia un unico modo di guardare l’arte e che il suo culto possa essere consumato solo dentro le sacre mura del museo. Lo spettacolo di musica e immagini proiettato sulle pareti e il pavimento di una grande stanza al primo piano del Mudec da proiettori laser con una definizione maggiore del «Full HD» non pretende di riproporre i quadri originali di Gustav Klimt né tanto meno di surrogare una mostra sul padre della Secessione viennese. Si dichiara subito per quello che è: «un’esperienza emozionante e ludica», dove il visitatore viene travolto dalle musiche di Strauss, Mozart, Wagner, Lehàr, Beethoven, Bach, mentre per un’ora gli occhi scansionano 700 immagini che compongono un racconto senza parole della vita e della città di Klimt.
Il pubblico entra così di volta in volta nei dettagli della pittura, come le tessere di mosaico che uniscono i due amanti del Bacio o il pulviscolo d’oro delle Sirene, oppure passeggia fra le architetture della Vienna imperiale. Conosce l’imperatore, i balli, le serate a teatro, gli altri pittori orientalisti dell’epoca. E se qualcuno non riesce a mettere in ordine tutte queste suggestioni, poco male. Fuori troverà dei pannelli didascalici, ma, soprattutto, la sua curiosità sarà stata stimolata per andare ad approfondire attraverso un libro o la visita ad un museo.
Insomma, quella che forse alcuni bolleranno come un’operazione disneyana, altro non è che un’ennesima trasformazione della storia della divulgazione. Era già successo nel XVI secolo con le riproduzioni (e persino le caricature) a stampa dei grandi capolavori ed era accaduto di nuovo negli anni Cinquanta del Novecento quando la casa editrice svizzera Albert Skira mise sul mercato la serie illustrata «Painting-colour-history» dedicata al Rinascimento italiano: operazioni commerciali a tutti gli effetti. Ma possiamo forse dire che abbia nuociuto alla conoscenza dell’arte?