La demenza in oltre un caso su tre è prevenibile modificando gli stili di vita sin dall’infanzia. Dall’evitare il fumo alla lotta a depressione, ipertensione, isolamento sociale e diabete: una commissione internazionale di esperti voluta dalla rivista Lancet ha identificato in tutto nove fattori per ridurne i casi, Alzheimer compreso, di oltre un terzo (-35%).
Il rapporto della rivista britannica è stato presentato alla conferenza della Alzheimer’s Association International che si chiude giovedì a Londra e che ha visto protagonisti nei giorni scorsi molti studi scientifici sull’Alzheimer, con la promessa di arrivare nei prossimi anni a metodi semplici e low cost per la diagnosi precoce della malattia e a nuove cure.
La commissione ha stimato che, ad esempio, aumentando il livello di istruzione sin dalla prima fase della vita, evitando la perdita di udito, prevenendo ipertensione e obesità nella vita adulta, i casi di demenza si potrebbero ridurre del 20%. Ridurre il fumo, curare la depressione, aumentare l’attività fisica e i contatti sociali e prevenire o comunque curare bene il diabete può ridurre i casi di un altro 15%.
Circa 47 milioni di persone soffrono oggi di demenza nel mondo: questo numero è destinato a crescere fino a 6 milioni entro il 2030 e a toccare la vetta dei 115 milioni entro il 2050. A lungo ci si è concentrati sulla ricerca di farmaci, spiega Lon Schneider della University of Southern California, membro della commissione; tuttavia non bisogna perdere di vista i grandi avanzamenti fatti finora per trattare la demenza, inclusi gli approcci preventivi e terapeutici non farmacologici.
Ad esempio si è visto che per curare alcuni sintomi importanti dell’Alzheimer – agitazione e aggressivitaà – sono più efficaci interventi combinati di tipo psicologico, sociale e ambientale e che la stimolazione cognitiva e l’attività fisica migliorano il quadro cognitivo dei pazienti.
Vi indichiamo un gruppo Facebook molto attivo: Alzheimer, chi dice che non si può fare nulla?